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L’Architettura di Marco Innocenzi

(NAICIPRO nr.6 - 2009)

L’architettura in Innocenzi si trasforma e si trasfigura in qualcosa di diverso rivelando simbolismi inaspettati e cogliendo di sorpresa. Il suo lavoro architettonico esalta le caratteristiche delle resine NAICI che utilizza in tutte le sue creazioni esaltandone l’opacità e la lucidità

In questo numero speciale di NaiciPro abbiamo voluto trattare la professionalità espressa dall’architetto Marco Innocenzi (Fiuggi 1971) il quale, grazie all’estro ed alla fervida fantasia, si contraddistingue nell’edilizia e nel design dell’Architettura. Caratteristiche che hanno permesso a Innocenzi di creare spazi nuovi in cui coabitano segni ed elementi che prendono forma e si trasformano secondo un linguaggio poetico riferibile proprio al rapporto fra architettura e natura. L’architettura in Innocenzi si trasforma e si trasfigura, inoltre, in qualcosa di diverso rivelando simbolismi inaspettati e cogliendo di sorpresa. Il suo lavoro architettonico esalta le caratteristiche delle resine NAICI che utilizza in tutte le sue creazioni esaltandone l’opacità e la lucidità a tal punto da affermare che: “La resina è un materiale che adoro perché ha omogeneità, plasticità. L’amo talmente che a volte la applico anche da solo perché mi piace lavorarla dando profondità alla mia creazione. Tra le diverse resine che ho utilizzato, quelle NAICI sono tra le migliori e, in particolare, il Nairetan P Level ritengo sia un prodotto geniale per rapporto qualità prezzo e per la velocità di applicazione. Con questo prodotto sono riuscito ad ottenere riflessi e plasticità della materia davvero unici”. Innocenzi attualmente vive a Fiuggi, famosa località del frusinate in cui hanno vissuto molti personaggi famosi tra lo spazio della mia città un vero paradiso naturale nel quale gli equilibri sottili esistenti nella natura della città e nel paesaggio rendono complesso ogni tipo di intervento”. Amante della
vita dalla quale ne ricava emozioni, stimolo e sensazioni rivela che, nel periodo universitario e vivendo a Roma, è stato per otto anni assistente universitario presso la Facoltà di Architettura dell’Ateneo romano La Sapienza, dove ha conseguito la Laurea e lavorato: “Quello universitario è stato un periodo davvero molto interessante e proficuo per il rapporto splendido che avevo instaurato con gli studenti attraverso interazioni anche fuori dell’Università sfociate in stupende lezioni di musica – ed aggiunge: Vivere a Roma, inoltre, era meraviglioso perché la città, esposta a ovest, era sovente illuminata dal sole in maniera particolare ed il colore peperino che predominava sui palazzi assumeva una suggestiva colorazione”. Tornando alle sue realizzazioni è da evidenziare che gli elementi moderni si fondonocon strutture antiche in grado di analizzare il problema centrale dell’architettura contemporanea che è il rapporto della modernità con la tradizione. Per lui il rapporto tra l’uomo e lo spazio in cui vive viene rivisto e l’umanità risulta spossessata da tutto quello che ha conquistato nella storia, ritrovandosi inghiottita e intrappolata nelle strutture che la circondano: “La bellezza ed il gioco stilistico mi consente di porre attenzione alle linee di unione tra il classico e il moderno realizzando commistioni con entrambi gli stili che si prestano molto ad essere interpretati – dice l’Architetto fiuggino –, per questi motivi mi piace interagire direttamente con l’applicatore in maniera da trasmettergli le mie emozioni e le mie sensazioni. Sul lavoro artistico la resina è un’emozione e quindi nulla va lasciato al caso”. L’Architetto Marco Innocenzi, appena 38enne, per la sua arte guarda con favore ai Maestri Massimiliano Fuksas e Renzo Piano e dice di amare Barcellona perché ritiene che la sua architettura sia il perfetto equilibrio tra classico e contemporaneo, quelle di Dubai e poi Tokio perché – secondo lui: “I giapponesi copiano le arti occidentali modificandole e rendendole uniche”. Innocenzi è un uomo che cattura l’attenzione di chi l’ascolta ammaliando l’interlocutore con l’eloquio che lo trasporta nel suo mondo. Un uomo che afferma di “non lavorare per vivere ma vive lavorando” con il sogno di dimorare a Berlino, Roma o Milano ma anche tra le contraddizioni che si respirano in Kenya perché ritiene sia “La parte opposta della tecnologia”. Come non credergli.
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